Ulteriori vantaggi della normalizzazione

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Abbattere l’influenza degli errori

La normalizzazione della misura elettromiografica non solo permette di capire quanto un muscolo viene coinvolto rispetto alla sua massima capacità di contrazione (vedi l’articolo COSA SIGNIFICA NORMALIZZARE all’interno di questo blog) ma permette anche di migliorare la ripetibilità delle misure.

 

Per comprendere meglio questo ulteriore vantaggio occorre definire alcuni concetti:

  • la misura presa come riferimento è a tutti gli effetti una semplice misura e in quanto tale è soggetta a tutte le tipiche variabili biologiche (età, sesso, morfologia scheletrica, conduttività dei tessuti, asimmetrie) e tecniche (posizionamento degli elettrodi, fenomeni di cross-talk, parafunzioni, errori statistici) che influenzano questo tipo di grandezze analizzate.
  • le misure di test sono anch’esse delle semplici misure, e di conseguenza anch’esse sono influenzate nella medesima quantità dalle variabili sopramenzionate.

 

Alla luce di ciò appare chiaro che una procedura di normalizzazione non elimina di certo gli errori che possono alterare le misurazioni effettuate, ma permette di ridurre al minimo la loro influenza in termini di valutazione dei risultati ottenuti. Gli eventuali errori presenti influenzerebbero nello stesso modo i valori di riferimento tanto quanto quelli test, rendendo difatti i valori normalizzati scevri di tali influenze.

 

Esempio

Nell’esempio sopra riportato si assume l’ipotesi che tra i due esercizi di contrazione (Caso 1 e Caso 2) a cambiare è solo una variabile ossia il posizionamento degli elettrodi di destra.

 

Come evidenziato nell’immagine i tracciati elettromiografici delle misure di riferimento (Figura 1.1 e 2.1) e delle misure di test (Figura 1.2 e 2.2) risultano differenti. Questo perché cambiando la posizione degli elettrodi, a parità di capacità contrattile muscolare, e quindi a parità di attività elettrica intrinseca generata, è cambiata l’attività elettrica effettivamente rilevata dagli elettrodi posti sulla cute.

 

Nei grafici a torta sovrapposti ai tracciati elettromiografici precedentemente menzionati ciò risulta ancora più evidente. Il posizionamento degli elettrodi ha modificato i rapporti di reclutamento rilevati durante le acquisizioni, influenzando sia la misura di riferimento sia la misura di test che ricordiamo, sono entrambe delle misure pure e quindi soggette a modiche dovute a variabili biologiche e tecniche, in questo specifico caso la posizione degli elettrodi. Nel tempo però possono cambiare anche la quantità di tessuto adiposo, l’impedenza dei tessuti molli, la capacità contrattile dei muscoli ecc.

 

Osservando tuttavia la Figura 1.3 e 2.3 (le misure di test normalizzate) appare evidente che la misura di riferimento e la misura di test sono state influenzate nel medesimo modo dal diverso posizionamento degli elettrodi, il test normalizzato risulta infatti molto simile nei Casi 1 e 2 .

 

Introduzione di una metodica di analisi comparativa

In conclusione, la normalizzazione della misura elettromiografica permette di:

  • capire quanto un muscolo viene coinvolto rispetto alla sua massima capacità di contrazione;
  • ridurre l’influenza che hanno gli errori durante i processi di acquisizione delle misurazioni;
  • ottenere valori normalizzati confrontabili nel tempo e tra diversi soggetti.

 

Operando con criteri di controllo affidabili è possibile andare a modificare solo una delle variabili che sappiamo influire sulle misurazioni che effettuiamo, individuando grazie alle misure normalizzate il suo reale impatto a livello dei pattern elettromiografici.